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Di chef Rubio e di una visione della cucina che mi piace

Una volta c’erano le archistar, gli architetti che avevano elevato banali concetti di architettura a questioni auliche e sofistiche, con la conseguenza di obbrobri  improponibili ma da tutti ammirati a bocca aperta ed elogiati dal mondo intero.

Salvo poi vedere  grattacieli a forma di condom nel centro di meravigliose città con antichi e suggestivi palazzi, oppure chiese che paiono discoteche o case definite di design incastonate tra due speroni di roccia che più volentieri avrebbero voluto un bell’albero e invece si sono ritrovate una saracinesca di metallo nero fotografata dalle più grandi riviste di settore. Robe da pazzi…

 

Cosa analoga avviene da qualche anno nel mondo della cucina, prima c’erano i grandi precursori con le loro rivisitazioni, la stracriticata (abbastanza a torto) cucina molecolare o la nouvelle cuisine. Innovazione, rivisitazione, evoluzione, nulla di male anzi.

Ma oggi assisto a scene patetiche e indiscutibilmente dal fascino comico. Grandi chef che ti scrivono libri e libri parlando di eccellenza delle materie prime, ma che poi ti ritrovi in tenuta figa dietro un Fiat Ducato che ti guardano ammiccanti proponendoti l’aperitivo con la patatina, sai che novità e sai che gusto (per inciso a me se propongono un aperitivo con patatine e arachidi rischiano la vita, seriamente…a meno che…ma questa è un’altra storia). Che poi tra l’altro a me mi piace pure, e la sua crema con 22 tuorli la trovo parecchio notevole…

Vogliamo parlare poi di quei piatti fantastici da fotografare, e mi piacciono da morire, che però immediatamente ti vengono da pensare due cose:

a) ok, bello ma che me magno? Nel senso…dopo che ho mangiato ‘sti 30 gr di filetto di coscio di anatroccolo grigio del Baltico caramellato con zucchero grezzo del Cile con salsa di fior di Tarassaco del Paraguay guarnito con un pensiero di  pomodorino confit di Pescasseroli… vado  da Gigi il zozzuso a mangia’ la porchetta???? Mi pare ovvio.

Il secondo pensiero è:

b) ok, ho deciso, lo rifaccio a casa, deve essere uguale e quindi mi organizzo, faccio la mia fighissima TO DO LIST:

1- prendi il Fiorino per caricare il piatto di mt 3 di diametro, rigorosamente bianco, che non vi scappi di prenderlo perla che so guai…

2- chiedete al vostro titolare 3 gg di ferie, e se lui vi dovesse chiedere perché, ditegli solo il titolo del piatto. Lui capirà.

3- mettetevi al computer con una connessione internet veloce ( tanto sapete che non esiste), e cercate gli ingredienti. Perché mica vi illudete che il bottegaio sotto casa li conosca? Io l’ultima volta che ne ho chiesto uno mi ha risposto che lui ste cose strane non le fa. Ed era visibilmente offeso e schifato.

4- ecco adesso preparatevi mentalmente e fisicamente per produrre il vostro piatto da chef.

5- fatto? No. Lo sapevo. Non avete trovato il pomodorino di Pescasseroli, e si sa, senza il confit non vale la pena manco iniziare.

Detto ciò, Chef Rubio che c’entra? Indubbie le qualità fisiche del tipo, voi direte ma che importa? Infatti non importa. A voi…

Chef-Rubio

Ma lui interpreta quella cucina senza fronzoli  e orpelli, i suoi piatti, quando li vedi sai che tu ce la potrai fare (e non intendo solo a mangiarli).

Puoi rifarli perché sono una parte di te, delle tue tradizioni, sono belli non finti, ti pare di sentirne i profumi, i colori sono reali, non c’è solo il verde brillante del sedanino a cui hai fermato la cottura della clorofilla ( ma intanto ti si è scotta la pasta) o l’arancio vivo del succo di carota che hai estratto usando l’etamina ( dopo aver cercato che fosse su Wikipedia).

Dentro c’è il mondo del gusto, una gestualità accattivante, dietro i tatuaggi intravedi una circolazione viva e pulsante fatta di passione e professionalità.

Lo vedi lontano mille anni luce dal concetto di stellette e stellati, ma stranamente ad una cena romantica, a lume di candela all’aperto e sotto un cielo stellato (solo quello) tu speri che ti arrivi uno dei suoi piatti e non un rachitico e  gelido piatto da cheffone.

Perché non c’è niente di meno romantico e meno passionale che dover mangiare in punta di forchetta e trovarsi a dire di un pezzetto di carne smunto: “oddio…ma che che sapore delicato…”.

D.

 

 

 

 

 

1 Comment

  • Stefano Posted 20/09/2015 23:20

    Grandeeee..da cuoco la pensiamo esattamente allo stesso modo
    Per fortuna c’é ancora qualcuno normale…

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